In Italia sono 3 milioni le donne affette da endometriosi, circa 200 milioni nei Paesi occidentali. Una malattia debilitante che spesso provoca anche infertilità: il 40% delle donne con endometriosi ha problemi nel procreare.
A Catania è stata presentata negli scorsi giorni una Rete regionale per la cura dell’endometriosi, un progetto di sensibilizzazione rivolto alle ragazze delle scuole e l’istituzione dell’Osservatorio e del registro collegato alla patologia per monitorarne l’andamento.
“La Rete dell’endometriosi prende forma – ha spiegato l’assessore Razza – perché mettiamo già tante donne nelle condizioni di avere delle strutture di riferimento. Ci sono, infatti, professionalità, competenze e know-how che vengono espresse dalle nostre due aziende di rilievo nazionale (Garibaldi e Civico) e una rete che va, via via, definendosi su tutto il territorio. L’auspicio è che tutto questo diventi un sistema di lavoro multidisciplinare posto al servizio delle donne siciliane”.
Oggi su Repubblica, inoltre, la storia interessante di Chiara Scottina, psicologa e fotografa è affetta da endometriosi da 20 anni e dice:
“Sono una donna su 10”.
So di soffrire di endometriosi da circa 20 anni. E ne avevo proprio 20 quando la ginecologa trovò una cisti per ovaio e mi disse: “Guarda che si diventa sterili, sbrigati a fare un figlio!”.
Piansi per questa verità (che poi così assoluta non è) sbattuta in faccia. E siccome non c’era cura (e non c’è neanche oggi) misi a riposo il mio ciclo per 6 mesi con una menopausa farmacologica e poi iniziai a prendere la pillola anticoncezionale in modo continuativo per “tenerla a bada”.
È una malattia cronica invalidante che colpisce, solo in Italia, 3 milioni di donne (1 su 10). Sia la causa che la cura sono sconosciute. Si ritiene che il tessuto endometriale presente nell’utero (quello che sfaldandosi porta alle mestruazioni) non venga espulso del tutto attaccandosi così all’utero stesso, risalendo lungo le tube, arrivando alle ovaie, alle pelvi e addirittura all’intestino, alla vescica, ai reni, ai polmoni, ai nervi. Le conseguenze? Cisti, infiammazioni croniche, cicatrici, distorsione nei rapporti anatomici fra gli organi interessati e, in alcuni casi, infertilità. La diagnosi arriva spesso dopo un percorso lungo e dispendioso, il più delle volte vissuto con gravi ripercussioni fisiche e psicologiche. Anche per questo si può considerare una malattia sociale.
L’endometriosi è stata riconosciuta come malattia cronica invalidante ed inserita nei nuovi Livelli Essenziali di Assistenza solo nel 2017 e solo per i casi più gravi e in Italia i centri specializzati sono davvero pochi.
Mi rivolgo a chi licenzia le donne che, per l’endometriosi, si trovano costrette a prendersi molti giorni di malattia o di permesso per operarsi in centri lontani da casa. A chi ci dice che siamo stressate e che, calmandoci, l’endometriosi passerà. A chi sottovaluta o sminuisce questa patologia, a chi non capisce che una malattia che colpisce l’apparato riproduttivo femminile riguarda tutti noi.
Ecco, mi rivolgo a voi e vi dico: ascoltateci, informatevi.
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